VI Domenica di Pasqua
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RUBRICHE > Riflessioni sul Vangelo
05-05-2018
VI DOMENICA DI PASQUA
Domenica 6 maggio 2018
Gesù continua la sua riflessione pasquale, dopo avere utilizzato l’immagine della vite e dei tralci di domenica scorsa. E la sua riflessione diciamo vola alta: Gesù parla di amore, di gioia, di pienezza…
Se non fossimo asfaltati dall’abitudine quanto ci farebbero vibrare queste parole! Quanta forza ci darebbero! Tutti cerchiamo la felicità, tutti desideriamo, chi più, chi meno, di essere amati. In cosa consiste, allora, il nostro bene?
Chi o cosa può colmare la sete del nostro cuore?
La prima cosa, il primo messaggio del vangelo di oggi è semplice: lasciamoci amare.
Tutto il vangelo conduce a questa unica, disarmante verità: siamo amati. Amati da Dio che ci ha voluti, pensati, siamo preziosi ai suoi occhi.
Papa Francesco si è concentrato sulla considerazione che buona parte dell’angoscia dell’uomo contemporaneo derivi dal «ritenere che l’amore vada meritato». «Tante persone oggi cercano una visibilità solo per colmare un vuoto interiore…. Però un modo fatto così….dove tutti vanno cercando…mendicando motivi per suscitare l’attenzione altrui, e nessuno invece è disposto a voler bene gratuitamente a un’altra persona...sarebbe un mondo senza la gratuità del voler bene».
Il mondo ci ama, ci tiene in considerazione, valiamo per esso solo se abbiamo qualcosa da dare, Dio ci ama non perché siamo amabili, ma perché ci ha creati, perché siamo figli. Tutta la nostra vita consiste nello scoprirci amati. Dio non può che donare il suo amore, dicevano i Padri della Chiesa, fa parte della sua natura profonda.
E se già abbiamo scoperto di essere amati, Gesù insiste: dimorate in questo amore, restateci.
E possiamo dimorare, restarci, solo osservando i comandamenti.
La parola “comandamento” forse oggi ci infastidisce…ci rimanda alla legge esterna, a un tribunale.
No, non è questo che dice il Vangelo, perché Gesù è venuto a donare un nuovo “comandamento”: imita il Padre che ti ama e riama te stesso, gli altri, Lui.
I “comandamenti”, allora, non diventano una serie di norme da osservare per meritare l’amore, ma il modo concreto di manifestare questo amore.
Amare come egli ci ha amato significa entrare nella logica del dono totale di sé, senza condizioni.
Un amore totale che redime e salva questo mondo egoista e piccino.
Cercare di imitare questo amore, lasciandolo fluire in noi (non mi sforzo di imitare Gesù, mi lascio amare e il suo amore si riversa sugli altri, perciò lo frequento con assiduità, vivo i sacramenti, lo ricevo nel pane dell’Eucaristia….
Gesù si trova la fonte della vera gioia: “Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”.
Ma cos’è questa gioia-felicità? Sono parole ancora di Papa Francesco….Mi piacerebbe che ricordassi che essere felice, non è avere un cielo senza tempeste, una strada senza incidenti stradali, lavoro senza fatica, relazioni senza delusioni. Essere felici è trovare forza nel perdono, speranza nelle battaglie, sicurezza sul palcoscenico della paura, amore nei disaccordi. Essere felici non è solo apprezzare il sorriso, ma anche riflettere sulla tristezza. Non è solo celebrare i successi, ma apprendere lezioni dai fallimenti. Non è solo sentirsi allegri con gli applausi, ma essere allegri nell’anonimato, sereni dentro, in pace con il cuore…. Essere felici è riconoscere che vale la pena vivere la vita, nonostante tutte le sfide, incomprensioni e periodi di crisi. Essere felici non è una fatalità del destino, ma una conquista per coloro che sono in grado viaggiare dentro il proprio essere. Essere felici è smettere di sentirsi vittima dei problemi e diventare attore della propria storia. È attraversare deserti  fuori di sé, ma essere in grado di trovare un’oasi nei recessi della nostra anima. È ringraziare Dio ogni mattina per il miracolo della vita.
don Maurizio
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